Forse ai genitori manca questa consapevolezza: più metà delle foto dei propri figli minori che circolano sui social network finiscono in mani sbagliate. Ciò non vuol dire che ne entrino in possesso soltanto i pedofili – anche se principalmente – ma gente che nutre interessi e obiettivi pericolosi per i bambini e gli adolescenti.
Vogliamo infilare la testa, come gli struzzi, sotto terra anche innanzi alla violazione della privacy, della sicurezza e del benessere dei più piccoli? Vogliamo immaginare che non accade ne mai accadrà accadrà nulla? Bene, dunque continuiamo ad andare avanti pubblicando immagini dei minori – e persino di ecografie – sui social, su Facebook e Instagram.
Però, valutiamo alcuni aspetti, tra i quali la riservatezza dei minorenni, che “dovrebbe essere protetta”, ma non lo è. Si, d’accordo, esistono quelli che pensano “ci sono le leggi, ci sono protocolli, ecc…” ma quando intervengono questi strumenti il danno per il minore già è stato fatto. Certo – e questo è un altro punto – c’è la famiglia, ci sono i genitori che proteggono: no! Sono proprio loro a dare una spallata – quella decisiva – alla sicurezza dei figli. Non si immagini di vivere circondati da orchi che aspettano i bambini fuori casa, ma il web è un mondo dove i reati a sfondo sessuale nei confronti dei minori è in fortissimo aumento. Già, quei genitori – più social dei figli – che calpestano finanche l’autonoma capacità di giudizio dei bambini ed ai quali è bene rammentare che i bambini, già a 4 anni, hanno un chiaro senso di “sé” e se non resistiamo alla tentazione di sbatterli sulle bacheche social, almeno domandiamo loro se siano o meno d’accordo. Magari no e la scelta è da rispettarsi. Il narcisismo sfoghiamolo con le nostre personali immagini!
Parliamo di buonsenso, di assennatezza, di responsabilità genitoriale, di amore, che sono l’opposto del narcisismo egocentrico. Valutiamo i rischi reali, non teorici: se conoscete un operatore della Polizia delle Comunicazioni, domandategli come passano il tempo. Vi anticipo la risposta: a fare indagini che spesso non portano a nulla, per limiti legislativi e altri ghirigori burocratici. Sapete quante immagini innocenti dei vostri bambini sono finiti su blog a sfondo pedofilo? No! Ma, il rischio in percentuale è elevatissimo.
Ancora scettici? Bene… leggete di seguito e – solo poi – continuate se avete coraggio a pubblicare le foto dei vostri figli sui social, ma a spese loro: gli inquirenti l’hanno ribattezzato “La Bibbia 3.0” ed era un colossale catalogo online pedopornografico scoperto dalla Polizia Postale. Le immagini erano catalogate con specifiche chiavi di ricerca per agevolare la consultazione e, in alcuni casi, erano riportati anche elementi utili ai fini dell’identificazione del soggetto ritratto [Avete capito?]. È emerso che l’archivio era alimentato dai diversi utenti mediante la sottrazione delle immagini pubblicate sui profili dei social network o a seguito dell’invio, da parte delle stesse vittime, delle proprie immagini di nudo a soggetti conosciuti prevalentemente su Internet, che provvedevano alla successiva diffusione dei file così ricevuti.
Auguro ai bambini di avere genitori degni del ruolo…
Antonio Marziale
Sociologo, giornalista, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori
Tratto dal giornale on line osservatoriominori.org